Associazione Noi Cittadini di Casalnuovo
 


                               
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Maltrattamenti a scuola, una maestra:"Prendo a calci i bambini, non mi so controllare"

Nel 2006, Giovanni Scancarello pubblicava su Italia Oggi un articolo dal titolo:"A insegnare ci si può ammalare".  In questo articolo si diceva  che il burnout, sindrome da disagio mentale professionale, sarebbe un disturbo a cui sembrano particolarmente esposti gli insegnanti. La categoria più a rischio di tutto il pubblico impiego. Studi recenti restituiscono l'idea di un problema che, oltre a sembrare storicamente radicato nel profilo, mostra inquietanti indicatori di crescita. Il problema, infatti, era noto già dalla fine degli anni 70, quando ben un terzo della categoria sembrava affetta da disturbi che richiedevano l'intervento dello specialista. Del resto, che esistesse un problema burnout, in Italia, si sapeva già da qualche tempo. Nel 1979 uno studio dell'università di Pavia aveva scoperto che al 30% degli insegnanti venivano prescritti antidepressivi.Ora che l'autorevole rivista La Medicina del Lavoro ha scoperchiato il vaso di Pandora sulle reali condizioni di usura psicofisica degli insegnanti, oltre ad affrontare il disagio dei giovani, si dovrà finalmente pensare a quello dei docenti.Trattando l'argomento correttamente come fanno i sociologi inglesi che, da almeno dieci anni, pubblicano interi libri sul fenomeno del drop-out da burnout (cioè l'abbandono scolastico degli studenti causato da insegnanti esauriti). E ora l'articolo sulla maestra che "chiede aiuto" perchè picchia i bambini e, dopo averla fatta franca per anni, perchè di solito "i bambini non vengono creduti", ha pensato di ricorrere alle cure di uno psichiatra, perchè "ha paura di finire in prigione". Davvero un orrore nell'orrore.Lavoratori storicamente depressi, dunque, tra gli insegnanti è in costante aumento la percentuale di accertamenti per idoneità al lavoro a causa di patologie psichiatriche: dal 44,5% del triennio 1992-1994 si passa al 56,9% del 2001-2003....di  Roberta Lerici

 Una maestra: " Picchio i  miei  alunni fermatemi   di Alessandra Pasotti                    

«A scuola picchio i bambini, non stanno attenti, non mi ascoltano… Alcuni li ho presi a calci. Non è che gli voglio far male, ma non mi so controllare. Nessuno mi ha mai scoperto, ai bambini non sempre si crede e io sono stata fortunata. Finora l’ho fatta franca, ma ho paura di finire anch’io in prigione prima o poi. Mi aiuti la prego». La donna gira e rigira tra le mani un piccolo fazzoletto, guarda dritto negli occhi il medico che le sta di fronte. Sa di poter parlare apertamente, di non rischiare denunce penali grazie al segreto   professionale  che  vincola  lo   specialista  con il  proprio paziente.

Ma soprattutto sa che dopo 25 anni di disonesto servizio nella scuola pubblica potrà raccontare tutto e togliersi un peso.È stato il dottor Vittorio Lodola D’Oria, medico specialista in malattie del lavoro della Asl di Milano, membro della commissione medica che stabilisce l’idoneità o meno degli insegnanti a continuare a lavorare in classedopo malattie, eventi traumatici o stress,a raccogliere la  confessione  choc di Anna (nome  di cortesia).Ma  soprattutto sa  che  dopo  25  anni   di  disonesto  servizio  nella  scuola  pubblica potrà raccontare  tutto  e  togliersi  un peso.

È stato il dottor   Vittorio  Lodola  D’ Oria, medico  e specialista  in   malattie  del lavoro  della  Asl  di  Milano, e  membro  della commissione medica che stabilisce l’idoneità o meno degli  insegnanti a  continuare a lavorare   in  classe    dopo    malattie,  eventi  traumatici o stress, a   raccogliere  la confessione choc di  Anna (nome  di cortesia).Si è presentata da  lui  spontaneamente la  settimana scorsa dopo  il caso  delle  due  maestre  di Pistoia arrestate  per Aver  maltrattato i  bambini   del nido. Anna   è   maestra  d’asilo,assolutamente  top   secret per   ragioni  di   sicurezza, le  scuole  dove ha insegnato se si può usa-

re  ancora  un termine  come  questo. Ecco la  sua sconcertante e amara testimonianza: « Ho  iniziato a  picchiare  bambini   anni  fa. All’inizio  erano   scappellotti  mi   facevano   sentire meglio. Con alcuni  sono   andata  oltre. Un  bambino  di    tre  anni l’ho preso  a   calci  in  classe  quando  non  c’era  con  me l’altra  insegnante. Lui piangeva, gli  altri  erano   terrorizzati.

L’ho fatta franca perché era un bambino di colore, appena arrivato in Italia, non sapeva l’italiano. Non so se ha mai detto a qualcuno che lo picchiavo. Poi c’è stata una bambina. L’ho picchiata forte. Lei però l’aveva detto alla mamma. Ma non è stata creduta. I genitori mi conoscevano bene, ero stata la maestra anche dell’altra figlia, maggiore, e mai avrebbero potuto immaginare che davo schiaffi e sberle. Sono stata fortunata». Il dottor Lodola D’Oria ha raccolto la confessione e per prima cosa ha stilato una richiesta di sospensione immediata dal servizio per motivi di salute.«Si tratta di persone psichicamente labili, profondamente disturbate - spiega lo specialista - inidonee a lavorare con i bambini e che devono essere curate.

Non è il primo caso che vedo e so che non sarà l’ultimo». Lodola d’Oria è un esperto in materia. L’ultimo suo libro si intitola «La scuola paziente» nel senso di malata, appunto. «Il male oscuro degli insegnanti si chiama burnout - spiega - letteralmente significa fusione. Vanno in tilt, il mestiere dell’insegnante è tra i più logoranti in assoluto, ma quando si rivolgono a noi i danni sono già compiuti». La settimana scorsa è arrivata da lui un’altra insegnante, in questo caso di scuola elementare. Mandata in commissione medica dal dirigente scolastico. L’insegnante in questione aveva preso una prima elementare, era arrivata da un altro istituto dal quale era stata trasferita per «incompatibilità ambientale». E non era la prima volta. «In tre mesi ha terrorizzato i bambini - racconta il medico -. Dice che le dà fastidio la luce e fa lezione con le tapparelle abbassate, ha costretto gli alunni a mettere i banchi in fondo all’aula per non averli troppo vicino. Ha punito un bimbo perché aveva pulito la bocca al suo compagno disabile durante la mensa: lei aveva proibito a tutti di aiutarlo sostenendo che doveva imparare a farcela da solo. Il preside si è convinto a rivolgersi a noi quando una mattina tutti i bambini della classe sono scappati dall’aula piangendo perché la maestra stava urlando strappandosi i capelli». Come in un horror senza fine lei è ancora in servizio

 

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Noi cittadini di Casalnuovo 2010  Pasquale Zaccaria
 
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